Sport Coaching con adolescenti

Perché svolgere un percorso di mental coaching con giovani calciatori di 13 anni?

Non per renderli più vincenti, più performanti.
Allenarli invece perché possano diventare il meglio di se stessi in ogni ambito di vita. L’applicazione mentale nello sport inteso quindi come “palestra”, per poi trasferire le abilità così acquisite nello studio, nelle relazioni… un domani nella professione.

Lo sport in questa visione è davvero una scuola di vita, che stimola a

  • porsi obiettivi,
  • impegnarsi duramente per raggiungerli,
  • saper differire le gratificazioni più immediate per perseguire dei risultati in futuro,
  • gestire le inevitabili sconfitte e saper tollerare la conseguente frustrazione,
  • imparare dai propri errori e individuare le proprie aree di miglioramento

tutte abilità trasversali che dal calcio possono e devono essere trasferite e impiegate in ogni ambito di vita.

Il potenziamento di queste abilità fondamentalmente richiede lo sviluppo di un certo tipo di mentalità, ed è per questo che lavorare con atleti adolescenti sulla definizione e perseguimento degli obiettivi, sul dialogo interno, sul controllo dell’attenzione ha un senso.
Con molte probabilità nessuno di questi ragazzi avrà una carriera calcistica professionistica, tutti invece sono 𝗰𝗵𝗶𝗮𝗺𝗮𝘁𝗶 𝗮 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲 uomini adulti, autonomi, responsabili, realizzando il meglio di sé.

Sono contento di aver incontrato la società Chiesanuova 1975 ASD e i genitori dei ragazzi che, con lungimiranza, hanno condiviso in pieno questa visione.

Seminario sull’affettività

Anche per questo anno scolastico è stata attivata la collaborazione con i Licei FAES di Milano.

Insieme alla Dr. Teresa Zucchi – Medico Psichiatra e Psicoterapeuta svolgeremo il nostro format “#𝗔𝗺𝗼𝗿𝗲. 𝗨𝗻 𝗹𝗶𝗸𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲” sul tema dell’𝗘𝗗𝗨𝗖𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗔𝗟𝗟’𝗔𝗙𝗙𝗘𝗧𝗧𝗜𝗩𝗜𝗧𝗔’.

Il primo percorso, di tre incontri, si svolgerà nei gioni di venerdì 23, 30 ottobre e 6 novembre, il secondo percorso, anch’esso di tre incontri, nei giorni di venerdì 20, 27 novembre e 4 dicembre.

Dalla newsletter FAES Milano – news n° 12 – del 20 novembre 2020

LE SOFT SKILLS DEI LICEI FAES: MODULO SULL’AFFETTIVITÁ

Nell’ottica della formazione completa della persona, la sfera affettiva occupa un posto di notevole importanza e soprattutto in età adolescenziale è opportuno lavorare in maniera dedicata per dare spunti di riflessione alle ragazze e ai ragazzi e stimolare il confronto in merito, anche con l’adulto. Siamo al secondo anno di attività e il percorso sull’affettività che proponiamo è articolato secondo gli anni di corso ed è stato rivisto in base ai riscontri dei docenti e degli studenti. Entro la pausa invernale si saranno tenuti il modulo per le classi del I anno, incentrato sulla relazione amicale a cura dei Coordinatori delle Attività di Orientamento e dei docenti incaricati di classe; quello del II anno, incentrato sulla dimensione amorosa, tenuto da due esperti esterni Teresa Zucchi e Giulio Mazzetti; nel secondo periodo si terranno i moduli per le III e le IV. Intervista a Teresa Zucchi medico psichiatra e psicoterapeuta e a Giulio Mazzetti life coach sul modulo per gli studenti delle 2^ classi.

Quali sono gli obiettivi del modulo Un like per sempre?
L’obiettivo principale consiste nell’illustrare il significato della sessualità correlato alla dimensione dell’amore. Il dono di sé stessi per il bene dell’altro permette di raggiungere la forma più elevata di felicità, quella trascendente, che superando l’egocentratura consente di soddisfare l’imperativo biologico di relazionalità presente in ogni essere umano.

Quali temi vengono trattati?
Il percorso si snoda principalmente attraverso tre tappe: 1° Partendo da una riflessione sui principali aspetti dell’essere umano, si illustra la sessualità quale elemento cardine della complementarietà fra uomo e donna. 2° Dopo aver delineato i principali cambiamenti fisici, psicologici e comportamentali che avvengono durante l’ adolescenza, si evidenziano le differenze fra amicizia, innamoramento e amore e, alla luce di queste, viene stimolata la riflessione critica sui messaggi veicolati dal contesto attuale. 3° I ragazzi sono sollecitati a ricercare nella relazione una felicità non autoreferenziale, che travalicando i confini dell’”io” e approdando alla dimensione del “noi”, consente di raggiungere una vita piena di significato.

Quale metodologia è stata utilizzata?
Si sono alternati tempi di lezione frontale e il costante supporto di slide, video e modalità interattive. Quest’anno è stato necessario ricorrere alla modalità online, ma gli interventi dei ragazzi, opportunamente stimolati, sono stati sempre accurati e approfonditi.

Risposte dei ragazzi?
È stato predisposto un questionario anonimo al quale hanno risposto gran parte dei ragazzi che hanno messo in evidenza argomenti considerati rilevanti e spunti di riflessione personale.
Tra gli argomenti ritenuti rilevanti sono stati segnalati:

  • la differenza tra sesso e sessualità
  • la differenza fra innamoramento e amore
  • l’influsso della società
  • gli effetti della pornografia sulla concezione della sessualità.
  • Le riflessioni personali hanno riguardato in particolare:
  • la possibilità di ricercare una felicità più grande
  • il modo diverso di approcciarsi all’affettività rispetto al pensiero dominante
  • l’importanza di aspettare i tempi adeguati vivendo la dimensione affettiva con un significato capace di renderci più felici e più liberi.

Quali considerazioni fate voi esperti riguardo ai risultati di questo modulo?
Come lo scorso anno, abbiamo osservato l’importanza di “aprire orizzonti” agli adolescenti che si manifestano pronti a cogliere i grandi ideali e a cercare di tradurli nel loro quotidiano. Interessante è notare la loro curiosità e il loro desiderio di mettersi in gioco, sollecitati non tanto dal delineare gli effetti deleteri del cinismo, dell’edonismo, del consumismo, ma principalmente riguardo alle provocazioni nei confronti di mete ambiziose. Perché il cuore dei giovani (e non solo) desidera cose grandi.

 

 

Corso affettività per adolescenti

#Amore. Un like per sempre

Sabato 12 gennaio alle ore 15.30 sarò a Firenze per il primo di una serie di tre incontri con ragazzi maschi di I e II superiore sul tema dell’affettività.

Nel primo incontro parleremo di sessualità, di come essa coinvolga tutte le dimensioni della persona umana, dell’importanza di essere rispetto ad apparire, di mascolinità e femminilità.

Nei seguenti moduli verranno affrontati aspetti quali le differenze tra innamoramento e amore, le pressioni che minacciano la propria realizzazione affettiva, le dipendenze che minacciano l’affettività (internet addiction, pornografia, sexting), l’amore umano come relazione che appaga il nostro desiderio di felicità relazionale.

QUANDO

1° modulo: CHI SONO IO    Sabato 12 gennaio ore 15.30-16.30
2° modulo: INNAMORAMENTO E AMORE Sabato 19 gennaio ore 15.30-16.30
3° modulo: COME ESSERE FELICI   Sabato 2 febbraio ore 15.30-16.30

DOVE
A Firenze, presso l’Accademia dei Ponti in via Trieste 25

Cosa fa un Teen coach?

[Tempo di lettura: 3,1 min]

❌ Rispondere alla domanda è quanto mai necessario visto che oggi spesso la parola coach viene associata alla figura di una sorta di guru/motivatore che in incontri più o meno affollati, e più o meno costosi, ti carica urlando “Ce la puoi fare! Think positive! Se lo vuoi lo raggiungi!” o formule analoghe.

❗Un coach non è questo, è un professionista che svolge infatti una professione ben distinta, disciplinata dalla Legge n. 4/2013 e normata dall’UNI con il documento UNI 11601:2015 “Coaching – Definizione, classificazione, caratteristiche e requisiti del servizio”.

⚠ I corsi motivazionali così tanto in voga caricano sull’immediato mediante sapienti tecniche emozionali ma elargiscono solo ampie dosi di motivazione esterna che, passato l’effetto, possono talvolta lasciare la persona più sfiduciata e con maggiore disistima di sé di prima: “Se non ce l’ho fatta neanche volendolo, non valgo proprio nulla!

Allora un coach non è un motivatore?
Certo che il coach motiva ma nel senso che ti aiuta a scoprire le TUE motivazioni, quelle allineate al tuo vero essere.

COSA FA UN COACH?

Un coach è un ALLENATORE DEL CAMBIAMENTO PERSONALE, e ciò vale anche nel caso specifico che il cambiamento sia desiderato da un pre-adolescente o adolescente.

❌ La definizione di Life coach come allenatore sgombra subito il campo anche dal secondo equivoco, che un coach sia cioè un terapeuta, che vada cioè a esplorare il passato per una comprensione del problema e la cura di un disturbo psicologico. Questo è compito di un altro professionista: lo psicoterapeuta.

Il coach si focalizza invece su un processo orientato allo sviluppo della persona, al futuro e all’azione. Nel caso del Teen coaching, il ragazzo/a sarà affiancato dal coach per procedere:

✔ nella conoscenza di se stesso, dei propri desideri per il futuro;

✔ nella scoperta e valorizzazione del proprio potenziale, dei propri punti di forza, delle risorse e competenze da mettere in gioco;

✔ nell’elaborazione di obiettivi futuri specifici di miglioramento e di cambiamento;

✔ nella predisposizione e messa in atto di piani per raggiungere tali obiettivi.

In altre parole,
il Teen coach aiuta il ragazzo a fare chiarezza su cosa realmente desidera,
poi lo aiuta a definire un obiettivo
e a trovare le strategie idonee per perseguirlo.

PERCHE’ RICORRERE A UN TEEN COACH?

Il Teen coach offre un punto di vista alternativo al ragazzo, alternativo anche a quello che può ricevere in famiglia, e può “accendere i fari” su alcuni aspetti della sua vita aiutandolo a prendere maggiore consapevolezza di se stesso e del contesto in cui è inserito.

Attraverso il processo di coaching viene allenato nel ragazzo, fin dall’adolescenza, un atteggiamento verso la vita positivo e proattivo che rappresenta una potenzialità di base imprescindibile per autorealizzarsi.

Il Teen coach è un alleato del ragazzo e il rapporto di fiducia si basa su una stretta riservatezza riguardo a ciò che viene esplicitato durante le sessioni di coaching.

❌ Il Teen coach non è la “longa manus” dei genitori, non agisce per conto loro sul figlio o figlia per conseguire i loro obiettivi, non è neanche una “cimice” che a mo’ di spia relaziona i genitori sui desideri più o meno reconditi dei figli.
Normalmente l’invio di un adolescente dal coach avviene a seguito di un colloquio preliminare fra il coach e i genitori. Successivamente però è cruciale la volontà del ragazzo di impegnarsi in un percorso in cui sarà lui a dover “lavorare”, e sodo, per poter definire e raggiungere i propri obiettivi.

Periodicamente sono svolti incontri fra il Teen coach e i genitori con lo scopo di restituire loro un profilo del figlio o della figlia basato sulle sue potenzialità, risorse, abilità… che servirà loro per comprendere maggiormente il proprio figlio/a e capire come si sta muovendo nel contesto di riferimento. Altre indicazioni fornite dal coach saranno solo quelle necessarie perché i genitori possano a loro volta decidere di migliorare/cambiare il proprio atteggiamento educativo.

Talvolta, a seguito di ciò, può essere impostato, a richiesta dei genitori, un percorso parallelo di Parent coaching per aiutare i genitori a scoprire, allenare e potenziare le proprie potenzialità genitoriali in modo da definire in autonomia un proprio obiettivo educativo, familiare… e mettere in atto un piano d’azione per raggiungerlo.

Coaching ed educazione

Il Coaching affonda le sue radici più remote nell’arte maieutica cioè nel metodo dialogico del filosofo Socrate che si proponeva di “trarre fuori” dall’allievo a modo di levatrice, attraverso una progressiva crescita in consapevolezza, la verità che si trovava dentro di lui.
Si avverte un’evidente consonanza con l’educazione quando si osserva che la parola educare deriva dal latino ex-ducere che significa far venire fuori, fare uscire. Educare qualcuno vuol dire dunque far venire fuori ciò che è già dentro di lui; in altri termini, vuol dire aiutare la persona a esprimere se stessa, a divenire quella che è in nuce, a comportarsi in modo conforme alla propria personalità.photo-1447708900092-b2772972e50e
L’educazione risulta perciò un ambito privilegiato in cui utilizzare gli strumenti del Coaching in integrazione a processi tradizionale di formazione che prevedono, in allineamento con l’etimologia stessa del termine (dare una forma, modellare), un complesso trasferimento di contenuti e di metodi per far acquisire al ragazzo determinate competenze, abiti comportamentali, tensioni spirituali…
L’educazione deve dunque realizzarsi in un’equilibrata combinazione tra formazione e sviluppo maieutico della persona, tenendo comunque conto che il secondo consolida la prima: ben difficilmente infatti potremo avere un’effettiva valida formazione senza una reale partecipazione, un’adesione interiore del ragazzo al progetto formativo che lo riguarda e quindi senza che venga privilegiato lo sviluppo delle sue potenzialità caratterizzanti. Così facendo, verrà dunque favorita la realizzazione personale con conseguente predisposizione ad uno stato di benessere.
L’educazione pertanto non è solo istruzione, come talvolta in maniera riduttiva viene considerata, è un’azione rivolta alla persona il cui elevato obiettivo è lo sviluppo di uomini e donne compiuti, integri.

photo-1463227438464-68cf21a01f55L’obiettivo finale del processo educativo sarà allora quello di aiutare il ragazzo a scoprire la propria vocazione, a realizzare la propria missione, quella che darà un senso alla sua vita, a diventare “l’albero di quercia già iscritto nella piccola ghianda” facendo propria «l’idea, cioè, che ciascuna persona sia portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente prima di poter essere vissuta» (J. Hillman, Il codice dell’anima).
Come genitori ed educatori siamo generalmente disposti ad ammettere che ciascun figlio, ciascun ragazzo sia una persona unica e irripetibile, ma poi spesso nell’elaborazione del percorso educativo non riusciamo a tenerne conto e rinchiudiamo facilmente ogni ragazzo all’interno di categorie precostituite, applicando schemi educativi generali, non personalizzati.

Fin da questo il Coaching ci può venire in aiuto permettendoci, indossando gli “occhiali del Coach”, di guardare i ragazzi in maniera diversa, spostando il focus dalle loro mancanze, dai loro difetti, da quanto in loro disattende le nostre aspettative, o si discosta da un modello predefinito di riferimento, al loro potenziale cioè a quell’insieme di competenze, valori, attitudini e caratteristiche che già possiedono e che attendono solo di essere allenate, vissute. I genitori e gli educatori devono pertanto avvertire questa responsabilità di accompagnare i ragazzi a conoscere ed esprimere quello che sono. Per questo sarà necessario porsi in una posizione di ascolto e stimolare opportunamente le loro risposte personali alle varie situazioni della vita, aiutandoli a sviluppare e a esercitare le proprie potenzialità.

Frequentemente i genitori si dedicano con grande impegno e profusione di tempo e attenzione ai figli nell’infanzia, mentre dalla preadolescenza in poi l’attenzione cala concentrandosi principalmente sulla salute, sulle prestazioni scolastiche, sulla pratica sportiva. Invece l’educazione dei figli preadolescenti e adolescenti richiede che i genitori investano molto più tempo nello stare con loro, soprattutto il padre con i figli maschi sui quali ha maggiore influenza, e le madri con le figlie, perché i figli hanno necessità di identificarsi/separarsi dalla figura genitoriale di riferimento. Ciò che deve essere modificato è la modalità di mettersi in relazione con loro, abbandonando le lunghe spiegazioni a favore dell’utilizzo di domande che facciano riflettere il figlio, che lo pongano in condizione di elaborare una propria visione di sé, del contesto e delle relazioni in cui è immerso.