A scuola dopo la pausa estiva

Settembre è il momento in cui i ragazzi si trovano a dover riprendere la propria attività dopo il lungo intervallo estivo durato quasi tre mesi. L’estate, oltre a rappresentare il periodo dedicato al dovuto riposo dopo le fatiche dei lunghi mesi precedenti, purtroppo talvolta è anche la fase in cui vengono parzialmente dissipate alcune abilità e buone pratiche acquisite con tanta fatica.

Come un atleta che riprende la propria preparazione precampionato, anche uno studente ha la necessità di cominciare ad “alzare i giri” del proprio motore e potenziare alcuni aspetti che andranno a influire sul proprio andamento accademico della nuova stagione.

Nello studio, analogamente a quanto avviene nello sport, possiamo individuare quattro aree principali di allenamento che, con terminologia mutuata dalle discipline sportive, possiamo identificare come area tecnica, tattica, atletica e mentale.

🔸 La parte “tecnica” e quella “tattica” — che fanno riferimento alle singole attività di studio, alle tecniche di apprendimento, alla metodologia di preparazione alle interrogazione e verifiche… — sono aree di specifica competenza dei docenti e, in supporto ad essi, eventualmente di professionisti che si occupano di ripetizioni e tutoring.

🔸La parte “atletica” riguarda invece la cura di sé, del benessere psico-fisico attraverso la regolazione del riposo e dell’alimentazione, lo svolgimento di congrue attività fisiche extra-scolastiche… ed è gestita direttamente dai genitori e, su loro delega, dagli istruttori sportivi delle discipline eventualmente praticate dai ragazzi.

🔸E l’area “mentale”?

È posta un’attenzione specifica a questa parte fondamentale dell’allenamento richiesto ai ragazzi per affrontare al meglio le proprie attività?

Anche in ambito scolastico – come peraltro in tutti gli altri aspetti della vita – ciò che spesso fa la differenza per il conseguimento dei propri obiettivi è l’approccio mentale con cui i ragazzi affrontano le varie situazioni in cui sono impegnati: la partecipazione alle lezioni, lo studio personale, il sostenimento di interrogazioni, verifiche, esami.

Come genitori normalmente ci occupiamo, a ragione, del livello della scuola e della preparazione dei docenti, di fornire assistenza allo studio ai ragazzi se si trovano in difficoltà, di organizzare il loro tempo extrascolastico… ma talvolta ignoriamo o trascuriamo l’aspetto mentale salvo ritrovarci, a pochi mesi dall’inizio dell’anno scolastico, con figli poco motivati nello studio, assillati da emozioni negative all’avvicinarsi di importanti interrogazioni e verifiche e con risultati scolastici inadeguati.

Un supporto importante per l’approccio mentale può essere fornito dal Teen Coaching professionale (*) mediante il quale il ragazzo o la ragazza sono accompagnati in un processo volto

  • alla conoscenza di sé, dei propri punti di forza e delle risorse sui cui fare affidamento;
  • alla definizione di specifici obiettivi di cambiamento/miglioramento;
  • all’elaborazione e messa in atto di piani d’azione che potranno riguardare la gestione del tempo giornaliero e settimanale, l’approccio allo studio, le relazioni con i compagni di scuola e i docenti…

Come effetto di ciò, mediante la propria attivazione personale nel percorso di Coaching, avranno la possibilità di trovare dentro di sé la motivazione che li spinge ad affrontare l’impegno scolastico, di saper gestire le situazioni emotive correlate al susseguirsi di richieste prestazionali da parte dei docenti, di migliorare la propria preparazione specifica che è la premessa per poter ottenere determinati risultati scolastici.

NOTA

(*) Il Coaching professionale è un rigoroso metodo di evoluzione della persona basato su solide teorie ed esercitato in Itaia ai sensi della Legge 4/2013 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi” e descritto come Servizio di Coaching nella Norma UNI 11601:2015 “Coaching – Definizione, classificazione, caratteristiche e requisiti del servizio”.

Ciclo di webinar per progetto We4Youth

Come collaboratore di Incoaching Srl, ho il piacere di condurre per Fondazione Sodalitas, nell’ambito del progetto We4Youth, un ciclo di Webinar rivolto ai professionisti (referenti scolastici PCTO e tutor aziendali) che si relazionano con gli studenti e che hanno il compito di motivarli, informarli, raccontare il mondo del lavoro in tutte le sue dimensioni, stimolando nei ragazzi le competenze necessarie all’orientamento attraverso la creazione di una connessione tra il loro percorso di studio, la crescita personale, lo sguardo al proprio futuro professionale.

Con il percorso, composto da tre moduli formativi, intendiamo perseguire l’obiettivo generale di affinare le competenze necessarie per essere efficaci nell’azione formativa verso i ragazzi.

A questo LINK maggiori informazioni sull’iniziativa che è dedicata a docenti referenti PCTO, professionisti e manager (tutor aziendali) impegnati nelle scuole, volontari, che lavorano con gli studenti nell’ambito delle partnership scuola-impresa.

Perché il Teen Coaching funziona…

e non tutti lo sanno” potrebbe facilmente essere il sottotitolo più adeguato.

Il Coaching è un servizio di sviluppo della persona non ancora molto conosciuto, ancora meno nell’ambito degli interventi con gli adolescenti (Teen Coaching).
A causa di questa ridotta conoscenza, i genitori, stanchi e disarmati di fronte ad atteggiamenti rinunciatari del figlio o della figlia rispetto agli impegni scolastici ed extrascolastici, pensando ci sia qualcosa da “riparare”, ricorrono spesso ad altre figure professionali – peraltro fondamentali nei loro specifici ambiti di intervento – che però semplicemente nella maggioranza dei casi non sono necessarie.

Nella maggior parte dei casi, nell’adolescente che dà pensiero ai genitori non c’è un disturbo da guarire, un “guasto da riparare”, c’è solo da agevolare la nascita e lo sviluppo della motivazione interiore.

Oppure pensiamo che il 13,5% dei ragazzi dai 18 ai 24 anni che abbandonano lo studio e la formazione (1) abbiano tutti dei disturbi di natura psicologica?
E tutti quei ragazzi che senza lasciare la scuola si trascinano stancamente nel proprio percorso di studi lasciando dietro di sé una scia di debiti formativi e anni ripetuti, senza raggiungere il livello di competenza atteso, che disturbo avrebbero esattamente?

Perché il Teen Coaching funziona?

Il Coaching è un percorso che facilita lo sviluppo delle risorse di una persona, di quel complesso cioè di attitudini, capacità, punti di forza del carattere, valori e competenze, che ciascuno possiede, talvolta senza esserne pienamente consapevole.

“L’adolescenza è la tappa dell’informe che cerca la forma, del caos che cerca l’ordine, della speranza che cerca l’esperienza e dell’impossibile che cerca il possibile.”

Alessandro D’Avenia.

Spesso negli adolescenti c’è un problema di mancanza di significato e di senso dello studio in particolare e della vita in generale, che rende loro difficile porsi obiettivi e impegnarsi fattivamente per raggiungerli.
L’inquietudine indotta dalla mancata realizzazione delle proprie potenzialità viene frequentemente “anestetizzata” facendo ricorso a gratificazioni effimere e di piccolo valore: videogiochi, cellulari, uscite, “sballo”…

Il Coaching con gli adolescenti ha un impatto potente per 4 motivi principali:

    1. I ragazzi hanno già dentro di sé tutte le risorse e potenzialità per avviare la propria realizzazione come persona adulta ma non le conoscono e/o non sanno come utilizzarle. Il Coaching facilita la crescita in consapevolezza di ciò che i ragazzi hanno dentro di sé.
    2. Hanno bisogno – molto più degli adulti – di essere ascoltati con calma e in assenza di giudizio, di essere accolti in uno spazio e in un tempo che facilita la loro espressione. E questo avviene tipicamente all’interno della sessione di Coaching.
    3. In una fase della vita in cui il gruppo dei pari età diventa il loro riferimento primario relegando in sottofondo i genitori da cui sta iniziando un faticoso ma inevitabile distacco, permane negli adolescenti il bisogno di avere relazioni significative con altri adulti di riferimento quali docenti, istruttori sportivi…, e un Coach può essere un adulto di riferimento.
    4. Non vogliono più che si dica loro cosa fare, quando farlo e come farlo, e manifestano con crescente insofferenza, talvolta ribellione, questo loro desiderio. Rimangono piacevomente sorpresi quando il Coach, manifestando autentica ed esplicita fiducia nelle.loro capacità, li stimola a trovare dentro di sé le risposte ai loro interrogativi.

In che senso il Teen Coaching funziona?

Il Teen Coaching ha una buona efficacia sia nei confronti dell’adolescente destinatario diretto dell’intervento del Coach che delle aspettative dei genitori che lo hanno richiesto.

1⃣ Nei confronti dell’ADOLESCENTE perché la maggiore consapevolezza delle proprie capacità e dei propri valori facilitano l’elaborazione di sogni per il futuro e di seguito la definizione di obiettivi concreti in linea con tali sogni. Non solo, il processo di Coaching stimola l’attribuzione di significato alle attività svolte al momento, in primis la scuola,e agevola l’adozione di comportamenti attivi volti al perseguimento dei propri sogni.

2⃣ Riguardo ai GENITORI perché – aldilà di quelle che possono essere le loro aspettative esplicite iniziali riguardo al figlio o alla figlia – il Teen Coaching, facilitando l’adolescente nel percorso di elaborazione e perseguimento di propri sogni e obiettivi, concilia anche le aspettative implicite che spesso sono legate proprio allo sviluppo della capacità dei figli di avere una propria progettualità, e un’adeguata motivazione per tradurla in azioni concrete.

Se vuoi approfondire alcuni punti espressi sopra contattami per un colloquio GRATUITO:

NOTA
(1) Dati Eurostat relativi al fenomento ELET – Early Leavers from Education and Training, disponibili a questo link.

Come impostare bene il prossimo anno scolastico?

Per molti aspetti quello appena chiuso è stato un anno scolastico a metà.
Il rischio, dopo mesi di didattica a distanza più o meno efficace, è che i ragazzi 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗽𝗿𝗼𝗻𝘁𝗶 per ripartire in pieno a settembre.

❗️ Il tempo per pensarci è 𝗢𝗥𝗔: l’allenamento precede sempre la gara, per farsi trovare mentalmente pronti al momento del “via”.

☀️ “𝑀𝑎 𝑜𝑟𝑎 𝑒̀ 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑑𝑖 𝑣𝑎𝑐𝑎𝑛𝑧𝑒”
Anche, ma non può essere solo vacanza se vogliamo davvero evitare di ritrovarsi in autunno con i primi voti di nuovo in rosso e ricominciare con il consueto estenuante ciclo di arrabbiature, ripetizioni, punizioni inefficaci, ecc.

🆗 L’𝗮𝗹𝗹𝗲𝗻𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 è parte fondamentale di un percorso di 𝗖𝗼𝗮𝗰𝗵𝗶𝗻𝗴 con un adolescente.
La scoperta e valorizzazione delle attitudini, capacità, risorse e punti di forza del carattere permettono all’adolescente di dare un proprio significato al percorso scolastico, ponendosi nuovi obiettivi sfidanti.

👉 Per essere contattato/a e fissare un 𝗶𝗻𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝘁𝗶𝘃𝗼 𝗚𝗥𝗔𝗧𝗨𝗜𝗧𝗢 – in presenza oppure online – compila il seguente modulo:

https://bit.ly/incontro_conoscitivo

Per altre informazioni contattami per email a giuliomazzetti.coach@gmail.com

 

 

Scuola – compiti – figli TIPS #3

📚 Un tema affrontato di frequente parlando di scuola con altri genitori è quello della motivazione dei propri figli verso l’apprendimento scolastico. Generalmente ciò viene manifestato con l’affermazione “mio figlio non ha alcuna voglia di andare a scuola / fare i compiti / studiare”.

Quando si parla di motivazione è fondamentale distinguere fra motivazione estrinseca e intrinseca.

Nella MOTIVAZIONE ESTRINSECA la fonte motivazionale è esterna alla persona. Sostanzialmente il ragazzo a scuola agisce, nella migliore delle ipotesi, per conseguire determinati premi e incentivi che sono rappresentati generalmente dall’apprezzamento dei genitori o talvolta degli insegnanti, ma più spesso da ciò che i genitori elargiscono a seguito dei buoni voti riportati: paghetta più sostanziosa, regali, ecc. Nella seconda ipotesi, il ragazzo invece affronta la scuola con un minimo impegno volto a evitare le conseguenze negative o le vere e proprie punizioni conseguenti a eventuali brutti voti assegnati dai docenti: riduzione delle uscite con gli amici, requisizione del cellulare e/o della consolle di videogiochi, riduzione di paghetta, ecc.

Questo tipo di motivazione non si manifesterà mai, o quasi, in un atteggiamento che possa far ritenere al genitore che il proprio figlio abbia “voglia” di andare a scuola.

▶ La cosiddetta “voglia” di andare a scuola è percepita dai genitori in presenza di una MOTIVAZIONE INTRINSECA che proviene cioè dalla persona stessa in risposta a proprie esigenze di soddisfazione personale, di sfida con se stesso, di sviluppo personale, di ricerca di senso. Nella motivazione intrinseca l’attività svolta diviene stimolante e gratificante di per se stessa.

Com’è possibile far sì che nostro figlio giunga a possedere un tale tipo di motivazione?

Sgombriamo in prima battuta il campo da un equivoco in cui è facile imbattersi rispondendo a una domanda: ritenete possibile attribuire dall’esterno una motivazione che per sua natura ha una fonte interna alla persona?

Se la vostra risposta è sì, è spiegato il successo di figure come guru, motivatori e simili, che promettono di rendere ciascuno in un certo lasso di tempo infallibilmente capace di raggiungere un livello di motivazione tale da poter raggiungere i propri obiettivi.

Io sono invece dell’opinione che il lavoro sulla motivazione intrinseca sia in realtà molto più difficile, che richieda cioè la predisposizione di tutta una serie di accorgimenti e situazioni che possono sì agevolare la formazione di una motivazione intrinseca ma che, in ultima analisi, il risultato finale dipenda dalla volontà della persona stessa di porsi in gioco e acquisire un tale tipo di atteggiamento.

“Puoi condurre un cavallo all’acqua ma non puoi costringerlo a bere”
(Stephen King – “Il miglio verde”)

Quali sono allora queste condizioni che possono agevolare lo sviluppo di una motivazione intrinseca?

📌 Innanzitutto chiediamoci che genere di motivazione ci muove personalmente per alzarsi da letto la mattina e recarci alle nostre occupazioni abituali:

Perché lavoro? Solo per assicurarmi il necessario sostentamento e togliermi magari qualche sfizio, oppure perché così sento di realizzare pienamente me stesso?

La risposta non è così senza conseguenze perché determina un atteggiamento verso il lavoro che i ragazzi possono facilmente osservare in famiglia: se arrivati al venerdì siamo pazzi di gioia e lo manifestiamo perché finalmente è finita la settimana lavorativa, se la domenica sera siamo corrucciati perché l’indomani si torna al lavoro, se il lunedì mattina siamo immancabilmente di pessimo umore, se abbiamo solo parole di insofferenza verso ciò che facciamo, come credete venga percepito tutto ciò dai nostri ragazzi?

Semplice: l’impegno per il lavoro (la scuola per loro) è una grande scocciatura da superare per arrivare finalmente a poter fare quello che ci pare nel fine settimana.

🎯 Dobbiamo partire da qui, dal nostro atteggiamento mentale verso il lavoro, verso le nostre occupazioni abituali, senza mostrare entusiasmo solo per il tempo dedicato al riposo e agli svaghi che, pur importanti, non possono essere assolutizzati. Il nostro esempio, il nostro entusiasmo per ciò che realizziamo giorno dopo giorno, sono fondamentali perché i nostri ragazzi possano arrivare ad una motivazione di tipo intrinseco.

Le altre condizioni che, come genitori ed educatori, possiamo contribuire a realizzare sono lo sviluppo della percezione di autoefficacia di nostro figlio e adottare uno stile genitoriale risoluto ed esigente ma al contempo affettuoso e incoraggiante.

💪 PERCEZIONE DI AUTOEFFICACIA

La percezione di autoefficacia corrisponde alla convinzione che una persona possiede di poter raggiungere un obiettivo, o affrontare positivamente una data situazione, in virtù delle proprie capacità, e dipende non solo dalle competenze effettivamente possedute e dai risultati fin lì raggiunti ma anche dalla considerazione che ciascuno ha maturato nel tempo di sé.

Il senso di autoefficacia è molto importante perché favorisce l’impegno che, a sua volta contraddistinto da  determinazione e perseveranza,  facilita il raggiungimento di buoni risultati a scuola, e questi a loro volta incrementano la percezione di autoefficacia di nostro figlio chiudendo un ciclo quanto mai virtuoso.

Diventa di importanza strategica dunque incoraggiare i nostri ragazzi ad agire, inizialmente sostenendoli nel loro impegno di studio o attivando procedure temporanee di motivazione estrinseca con l’utilizzo di premi e incentivi, puntando all’incremento della loro percezione di autoefficacia come risultato dell’ottenimento di una gratificazione conseguenti ai buoni voti raggiunti per effetto del lavoro svolto.

I buoni risultati a scuola possono inoltre favorire l’instaurarsi di un altro circolo conducendo allo sviluppo di una visione positiva del proprio futuro, a un atteggiamento di tipo ottimista il quale, a sua volta, favorisce l’impegno scolastico, fattore predittivo, come detto, del conseguimento di risultati scolastici di buon livello.

Tutto ciò ha un effetto sulla motivazione nel senso che i risultati scolastici, promossi dall’impegno attivato a sua volta dalla percezione di autoefficacia e da un atteggiamento ottimista, incrementano sensibilmente la probabilità che lo studente possa sviluppare un’adeguata motivazione di tipo intrinseco.

👍 STILE GENITORIALE

I genitori hanno un considerevole impatto sullo sviluppo della motivazione allo studio dei figli, non solo come detto sopra in relazione alla propria personale motivazione al lavoro, ma anche mediante il proprio stile genitoriale che, per essere efficace deve conciliare un atteggiamento fermo ed esigente con un tratto affettuoso e incoraggiante.

Da un parte cioè, come genitori dobbiamo stabilire chiaramente quello che ci attendiamo da loro esprimendo chiaramente delle aspettative sfidanti (non troppo facili, che richiedano quindi uno sforzo per essere raggiunte), realistiche (basate sulle effettive competenze, risorse e potenzialità dei figli) e verificabili in corso d’opera e a posteriori. Dobbiamo inoltre stabilire delle regole di convivenza in casa e di comportamento opportunamente motivate e, talvolta, contrattate.

Dall’altra però, è necessario essere incoraggianti lodando opportunamente per i traguardi raggiunti concentrandosi sugli sforzi compiuti da nostro figlio anziché sui risultati in se stessi, ed essere affettuosi manifestandolo fisicamente (anche se i figli manifesteranno una naturale ritrosia crescente verso ciò, ma nondimeno lo apprezzeranno), valorizzando le potenzialità e competenze, creando in famiglia un’atmosfera priva di situazioni di stress e mentalmente stimolante.

Conclusioni

Sviluppare la nostra personale motivazione intrinseca, favorire il senso di autoefficacia di nostro figlio e mantenere un profilo educativo incoraggiante benché esigente permetteranno, peraltro in un tempo non breve, di sviluppare le condizioni di base perché nostro figlio possa sviluppare a sua volta una motivazione di tipo intrinseco.

C’è un punto debole in questo tipo di approccio?

Sì c’è ed è in relazione allo step intermedio del raggiungimento di migliori risultati scolastici per facilitare lo sviluppo di una motivazione intrinseca. Le condizioni sopra indicate sono sì necessarie ma non sufficienti: è fondamentale infatti che il figlio disponga dell’energia per attivarsi concretamente nell’impegno scolastico, che maturi cioè l’opportuna determinazione e tenacia che dipendono essenzialmente dalla capacità di autoregolazione e dall’allenamento allo sforzo, alla fatica.

Ma questo sarà argomento per un altro tip. 😉


📌 Per un approfondimento di questi temi ci vediamo al corso “Scuola-compiti-figli. Corso di sopravvivenza per genitori” che terrò Giovedì 16 novembre e giovedì 23 novembre, ore 21-22.30, a Prato presso lo Studio Zucchi.

Per info, costi e iscrizione ➡ http://wp.me/p7BgQC-92

Attenzione: il corso è a numero chiuso.

Scuola – compiti – figli TIPS #2

“Puoi giocare/chiamare gli amici/uscire appena hai finito i compiti!”

Alzi la mano chi ha pronunciato questa frase almeno una volta a fronte delle proteste del figlio o della figlia che freme per fare quello che più gli/le piace.

✋ OK, ammetto che mi è capitato più di una volta di dirlo 😬

Quale pensi possa essere l’errore?

🛑 Aspetta a leggere… dai prima la TUA risposta!

➡ É molto probabile che dopo questa nostra infelice uscita nostro figlio si affretti a fare i compiti privilegiando la velocità e la quantità rispetto alla qualità dello studio, all’approfondimento dei punti più importanti, al dissolvimento dei dubbi eventualmente sorti.

La strada da percorrere è invece quella di aiutare lo studente a stabilire un tempo giornaliero prefissato di studio, che può essere ampliato in caso di impegni particolari (verifiche, interrogazioni programmate, recupero da malattie…), ma che non dovrebbe essere ridotto anche in presenza di compiti più modesti riservando il tempo eventualmente eccedente al ripasso di lezioni arretrate, alla lettura di un libro…

Si tratta in altri termini di privilegiare obiettivi di prestazione o performance rispetto agli obiettivi di risultato.

❌Gli OBIETTIVI DI RISULTATO, che in ambito scolastico possono essere ad esempio, nell’immediato, quello di terminare i compiti assegnati, nel breve termine, di superare una verifica, nel lungo termine di essere promosso, fanno sempre riferimento al concetto di successo/insuccesso e spesso, non sempre, non sono sotto il completo controllo dello studente.

Focalizzare la nostra attenzione esclusivamente sui risultati anziché sul processo che porta a quel risultato, ci conduce facilmente a cercare di evitare le difficoltà, a ridurre lo sforzo del percorso magari medianti accorgimenti non propriamente virtuosi. I nostri figli allora per raggiungere il risultato di terminare i compiti assegnati possono facilmente scegliere di percorrere le strade più facili, il percorso che richiede minore sforzo. Il risultato cioè può talvolta essere raggiunto anche per vie traverse e comunque senza nessuna sicurezza di aver potenziato le proprie competenze.

👍L’OBIETTIVO DI PRESTAZIONE, ad esempio ottimizzare il metodo di studio, stabilire un dato tempo di studio giornaliero, stabilire delle pause programmate (vedi TIP #1), imporsi delle ripetizioni ad alta voce di quanto studiato, elaborare degli schemi o delle mappe mentali…, è invece strettamente legato all’allenamento di un’abilità o al miglioramento di un atteggiamento ritenuto di primaria importanza per giungere all’obiettivo di risultato.

Il fattore decisivo è che gli obiettivi di prestazione sono sotto il completo controllo dello studente perché dipendono, in ultima istanza, dalla forza di volontà e dall’impegno profuso.

Quando i nostri figli lavorano su un obiettivo devono primariamente essere aiutati a lavorare su loro stessi, ponendo cioè le premesse perché possano raggiungere il risultato attraverso l’acquisizione e l’allenamento di alcune skills fondamentali quali la perseveranza, lo spirito di sacrificio, l’autoregolazione, il senso di responsabilità.

📌 Per un approfondimento di questi temi ho ideato il corso “Scuola-compiti-figli. Corso di sopravvivenza per genitori” che terrò Giovedì 16 novembre e giovedì 23 novembre, ore 21-22.30, a Prato presso lo Studio Zucchi.

Per info, costi e iscrizione ➡ http://wp.me/p7BgQC-92

Attenzione: il corso è a numero chiuso.

Scuola – compiti – figli TIPS #1

INSEGNATE AI RAGAZZI A FARE DELLE PAUSE PROGRAMMATE DURANTE LO STUDIO

Per massimizzare l’efficienza nello studio dei ragazzi possiamo farci aiutare dalla “tecnica del pomodoro”. 

Ma che dice Giulio? É impazzito?

No, o almeno non per ora . Tra poco vi sembrerà tutto più chiaro.

Il punto è che non ha alcun senso imporre ai nostri figli di studiare tutto il pomeriggio in “full immersion” dato che la durata media della concentrazione si colloca fra i 20 e i 40 minuti.
Passato questo tempo l’attenzione scema repentinamente ed è necessario introdurre una breve pausa. Alcuni minuti (min 5, max 10) sono del tutto sufficienti per riprendersi e nello stesso tempo non disperdere la concentrazione.

Sono invece da evitare ripetute pause prolungate (di 20-30 minuti) perché interrompono la concentrazione, pertanto è bene collocarle solo al termine di di 3 o 4 cicli di studio/pause brevi.

 E qui entra in gioco il pomodoro: per tenere nota del tempo trascorso è possibile aiutare i nostri ragazzi rifacendosi a una tecnica di Time Management che prende il nome del nostro vegetale.

 L’utilizzo di un semplice timer da cucina consente infatti di tenere nota del tempo trascorso e di separare nettamente il tempo di studio da quello di relax (breve).

Si ok, ma come funziona?
Le prime volte va aiutato nostro figlio/a a porsi un obiettivo da raggiungere (un elaborato da scrivere, una versione di latino da fare, un certo numero di esercizi da svolgere, date pagine da leggere e studiare…), poi va impostato il timer al tempo prestabilito e fino a che questo non suona, il ragazzo deve studiare SENZA soste e distrazioni di alcun genere.

Alcuni più al passo coi tempi, anziché il vecchio timer da cucina utilizzano delle app disponibili per lo smartphone, ad esempio Clockwork Tomato per Android o Simple Pomodoro per iPhone.
Io personalmente preferisco il vecchio timer da cucina perché non implica la presenza nelle vicinanze del cellulare che è comunque una sensibile fonte di distrazione.

 Voi che ne pensate? La utilizzavate già questa tecnica?
Io ad esempio quando studio o preparo qualcosa di scritto mi prendo una breve pausa ogni 30′, e voi?

Alla prossima 

 

A novembre: “Scuola-compiti-figli. Corso di sopravvivenza per genitori”

😟 È ricominciata la scuola e hai già l’assillo dell’andamento scolastico di tuo figlio?
Temi di dover passare serate e fine settimana a fare i compiti di scuola?

▶ Allora “Scuola-compiti-figli. Corso di sopravvivenza per genitori” fa al caso tuo.

L’andamento scolastico è la prima causa di conflitto fra i genitori e i figli preadolescenti e adolescenti.
I genitori fanno bene a preoccuparsi dei brutti voti dei figli. Il successo o l’insuccesso a scuola ha delle ricadute importanti sul modo in cui un ragazzo  crea la propria identità, sul suo senso di autoefficacia, sull’elaborazione dei progetti futuri che riguardano la sua vita.

“L’istruzione non sparge semi dentro di noi, ma fa sì che i nostri semi germoglino.”
(Kahlil Gibran)

D’altra parte per i genitori la scuola può stimolare delle fantasie relative a se stessi, alla propria esperienza scolastica, alle proprie emozioni e desideri. É dunque altresì indispensabile evitare l’iperinvestimento sul successo scolastico del figlio per esigenze di rivalsa dei genitori. Il valore di un figlio non può mai essere racchiuso in un voto.

📌 Il corso fornirà ai genitori alcuni spunti di riflessione per aumentare l’efficacia nel sostegno dell’attività scolastica dei propri figli partendo da due idee ben definite che cioè
• qualunque miglioramento dell’andamento scolastico dipende fondamentalmente da un rinnovato significato dell’istituzione scolastica e dalla distinzione dei ruoli fra insegnanti e genitori;
• il rendimento scolastico dipende da questioni, semplici da comprendere ma non facili da implementare, inerenti il metodo di studio.

🎯 Il corso si compone di due parti distinte e complementari:
• nella prima ci occuperemo del rapporto genitori-scuola con l’obiettivo di fornire delle linee guida per impostare correttamente il rapporto con gli insegnanti e la relazione con i propri figli;
• nella seconda invece affronteremo il tema dei compiti a casa dei figli individuando alcune “istruzioni per l’uso” che possono essere utili per guidarli in questa fondamentale attività e saranno forniti alcuni spunti utili per “accendere” la motivazione intrinseca dei ragazzi.

Attenzione: il corso è a numero chiuso.

Calendario:
Giovedì 16 novembre, dalle 21 alle 22.30
Giovedì 23 novembre, dalle 21 alle 22.30

c/o Studio Zucchi, via Catani 28/c, Prato (sopra la Conad)

Costo 30 € (IVA compresa) da versare all’inizio del primo incontro.

Per iscriversi compilare il modulo online sottostante oppure scrivimi a giuliomazzetti.coach@gmail.com

Per qualsiasi chiarimento chiamami al 338 7863727

MODULO DI ISCRIZIONE