La straordinarietà dell’ordinarietà

Mi è capitato di rileggere una vecchia intervista al grande climber Alex Honnold.
A un certo punto, parafrasando una nota citazione di Julius Erving, dice al giornalista “being a professional means doing the thing that you love even on the days that you don’t love it“, più o meno “essere professionisti significa fare quello che si ama persino in giorni in cui non si ama farlo”.

Sul web, e Linkedin il social professionale per eccellenza non ne è esente, è un fiorire di post celebrativi su quanto amo il mio lavoro, finalmente ho trovato la passione della vita, questo è quello che ho sempre voluto realizzare ecc.
Bello, anche confortante ma… incompleto, e per chi si affaccia adesso da giovane adulto al mondo professionale, quanto meno fuorviante.

👉 Nei percorsi di Coaching, osservo che spesso gli adolescenti e i giovani sono come bloccati nelle loro scelte accademiche e professionali perché fondamentalmente temono di non saper scegliere l’opzione che garantirà loro di fare sempre e invariabilmente ciò che amano.

L’ordinarietà di ogni professione è fatta però, come sappiamo, di alti e bassi, di momenti in cui la motivazione è alta, e altri dove invece la fatica deprime la spinta a portare avanti quello che abbiamo tra le mani.

🟢 Un percorso di Coaching spesso porta questi giovani coachee a riflettere sulla realtà e a crescere in consapevolezza che:
1⃣ Il percorso di studi scelto, anche se allineato alle proprie caratteristiche e interessi, prevederà comunque materie che non piaceranno, docenti non appassionati/appassionanti, esami forse estremamente complessi…
2⃣ I primi incarichi lavorativi che un domani saranno loro assegnati, anche nell’area professionale desiderata, ben difficilmente saranno appaganti e “straordinari”
3⃣ Nel proseguo della vita professionale la straordinarietà resterà comunque tale, cioè, come recita il dizionario Treccani, qualcosa che “ha carattere speciale e temporaneo…, oppure si aggiunge, in particolari circostanze e occorrenze, a ciò che è ordinario e consueto”.

📌 Dunque dove sta il segreto?
Nel saper cogliere la straordinarietà dell’ordinarietà, che si raggiunge allenando alcuni semplici ma non banali atteggiamenti:
▪ facendo bene le piccole cose di tutti i giorni, anche quelle di routine poco accattivanti, con un impegno costante nel dare il meglio di se stessi per compierle ogni giorno leggermente meglio del precedente
▪ trovando sempre in quello che si fa uno scopo ultimo di servizio agli altri, anche nelle attività più umili: “quello che sto facendo aiuta X a. ..”
▪ con la consapevolezza che è umano non avere sempre voglia di fare quello che si fa ma che sarà la perseveranza in quei momenti di “oscurità” che permetterà nel tempo di realizzare i propri obiettivi e riapprezzare quella luce che un giorno ci ha fatto scegliere quella direzione professionale anziché un’altra.


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