Scuola, maturità… e poi, per alcuni, università. I miti da sfatare.

Luglio, mese di conclusione degli esami di maturità e poi per molti ragazzi e ragazze si apre la prospettiva del proseguimento degli studi all’università con tutti i dubbi e le insicurezze che spesso accompagnano la scelta della facoltà.

In questa scelta spesso i ragazzi/e talvolta non sono aiutati dalle domande delle persone che hanno intorno e che si occupano/preoccupano del loro futuro: “Adesso cosa ti piace fare?” non è infatti la domanda giusta. Il focus infatti non deve stare sul “piacere” bensì sulla volontà: “Cosa vuoi apprendere/imparare adesso?” è una domanda più congrua sebbene inusuale.

L’università, lungi dall’essere un fine di per sé, è ovviamente un mezzo per acquisire conoscenze e sviluppare competenze che saranno utili nella propria successiva attività professionale. Questo comporta che lo studio universitario sia a tutti gli effetti una palestra di allenamento la cui frequentazione

  1. non sarà necessariamente piacevole;
  2. comporterà fatica, disagio, sforzo sia intellettivo che fisico.

1⃣ Saranno dunque la tolleranza e la resistenza alla fatica protratta nel tempo ad essere funzionali al raggiungimento dell’obiettivo di laurearsi in una determinata disciplina, fattori correlati ad aspetti volizionali che ben poco hanno a che fare con la “piacevolezza” di una determinata esperienza. In un piano di studi universitario ci saranno infatti materie che “piacciono”, altre neutre e probabilmente alcune assolutamente detestabili.

Gli anni di studio così faticosi saranno efficaci se interpretati come uno sportivo si approccia al proprio programma di allenamento, cioè come una “pratica consapevole”, cioè uno studio

  • sempre un poco oltre la propria zona di comfort, volendo andare sempre un passo avanti rispetto a quello già acquisito e padroneggiato;
  • cercando constantemente dei feedback riguardo alla propria preparazione, oltre ai feedback “istituzionali” costituti dagli esami. In tal senso, lo studio e la ripetizione fra pari è fondamentale per ricevere queste informazioni di ritorno sul livello della propria preparazione che permetteranno costantemente di integrare/modificare il proprio metodo di studio.

2⃣ Dopo quello del “piacere” legato alla frequentazione universitaria c’è un altro mito da sfatare ed è quello che laurearsi all’università possa condurre immediatamente al “lavoro dei tuoi sogni”, oppure a comprendere chiaramente quale sarà questo lavoro dei sogni nel caso lo studente stesse cercando di individuarlo.

Il percorso universitario offre invece la preziosa opportunità di affinare e definire con maggiore precisione la direzione – l'”area vocazionale” – verso cui si desidera avanzare. Normalmente una prima direzione, seppur ancora vaga, è stata determinante nella scelta della facoltà. Il condizionale è d’obbligo perché non è raro che la scelta in realtà sia stata in realtà condizionata da vari fattori, quali le aspettative familiari, la comodità logistica dell’università, l’influenza di amici e amiche…

Durante gli anni di corso lo studente coglierà ulteriori segnali che permetteranno di focalizzare meglio l’ “area vocazionale”, l’ambito più specifico in cui sentirà di voler mettere in azione le competenze acquisite.

Ad esempio, durante il percorso universitario in ingegneria potrà diventare evidente se dirigersi verso l’area della Tecnica, quella della Gestione, o ancora quella della Formazione nel caso si sviluppi una propensione accademica. In un percorso umanistico tipo Psicologia potrà rendersi chiaro se l’area verso cui orientarsi sia quella della Terapia, quella della Scienza e conoscenza (se si è “riscaldati” dalla ricerca nelle scienze umane), quella della Formazione, o addirittura della Gestione (ad esempio in ambito HR, risorse umane).

3⃣ Al termine del percorso universitario, una volta chiarita l’area nella cui direzione volgersi e acquisite le conoscenze e competenze previste, sarà infine importante non mettersi in ricerca del “Santo Graal” del lavoro perfetto bensì accettare quelle opportunità che permetteranno di potenziare e ampliare le conoscenze e competenze specifiche in quell’area. Saranno queste poi che, adeguatamente valorizzate e messe in gioco, consentiranno un poco alla volta di arrivare a svolgere una professione che fornisca maggiori soddisfazioni di ogni tipo.


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